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Abbiamo avuto modo, in uno dei nostri primi approfondimenti, di sottolineare come il patrimonio infrastrutturale italiano versi in uno stato piuttosto allarmante di conservazione a causa della scarsa attività di manutenzione e controllo che è stata eseguita, sia sugli edifici storico-artistici e sia sul nuovo costruito dopo il grande boom edilizio degli anni ’60.
Quello del monitoraggio del costruito è un aspetto di grande importanza, sia per la comunità tecnica che le parti civili, visto che degrado e pessimo stato di conservazione si traducono anche in un livello di sicurezza basso per la collettività.
Il tema è così cruciale che nell’ambito del quadro normativo delle Norme Tecniche per le Costruzioni sono stati stabiliti criteri univoci per la valutazione della sicurezza, per la progettazione, realizzazione e collaudo delle costruzioni esistenti, che non possono prescindere da quella che viene definita “Conoscenza della Struttura”.
Il quadro normativo definisce anche i Livelli di Conoscenza della Struttura indicando con LC1, LC2, LC3, diversi livelli di conoscenza in merito a:
Con LC1 si indica un livello di conoscenza limitata: la geometria è nota dai disegni costruttivi ma non si hanno informazioni sufficienti su dettagli costruttivi e proprietà dei materiali.
Con LC2 si indica un livello di conoscenza adeguata: la geometria, i dettagli costruttivi e le proprietà dei materiali sono noti e disponibili in quantità sufficiente.
Con LC3 si indica un livello di conoscenza accurata: si dispone di informazioni esaustive su geometria, dettagli costruttivi e proprietà dei materiali.
La norma stabilisce i metodi di analisi (statici o dinamici) coerenti con il livello di conoscenza per la verifica della sicurezza e stabilisce anche che per raggiungere il livello di conoscenza prefissato si dovrà operare sulla base del materiale già disponibile, si dovranno effettuare prove in situ e indagini strutturali a seconda della tipologia della struttura.
Le prove in situ si classificano come:
Il quadro normativo ammette l’integrazione di prove non distruttive per ottenere tutte le informazioni che non sono disponibili ma che sono necessarie per raggiungere il livello di conoscenza della struttura prefissato e verificarne lo stato di conservazione e il livello di sicurezza.
Attraverso l’esecuzione di prove in situ non distruttive funzionali alla tipologia della costruzione e al materiale in esame (calcestruzzo, muratura, roccia, legno…) è possibile acquisire dati sulle caratteristiche meccaniche, fisiche e chimiche dei materiali che costituiscono la struttura in esame e valutare lo stato di conservazione della struttura.
L’innovazione tecnologica mette a disposizione dei tecnici che operano nell’ambito delle prove non distruttive tutta la strumentazione necessaria per operare in efficienza e affidabilità, acquisendo e raccogliendo tutte le informazioni utili alla formulazione di una diagnosi strutturale.
Novatest affianca da anni i professionisti di questo settore mettendo a loro disposizione tutta la strumentazione utile al raggiungimento di obiettivi performanti; per questa ragione, vogliamo consigliarti 3 strumenti utili per il monitoraggio e l’acquisizione dati da utilizzare durante le tue prove in situ.
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In questo articolo abbiamo approfondito il tema del monitoraggio del costruito e il ruolo di cruciale importanza che hanno le prove in situ non distruttive per la diagnosi strutturale del patrimonio civile.
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